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>ANASTASIS
Serie di opere esposte nella mostra NATURA VINCIT, presso le Sale di Cultura del San Paolo, in Modena, 2021.
L’opera Anastasis 28 è ispirata ad una fotografia di Roberto Conte.
Al dipinto Lasciami Entrare è dedicato uno scritto di Cristina Tazzioli.

Lasciami entrare
in questo luogo d’abbandono,
dove sembra venir meno ogni certezza.
Qui il reale diventa indefinito,
il visibile disvela un suo segreto.
E nella confusione dei sensi,
nella sregolatezza dei pensieri,
pare di trovare un’insolita armonia,
un equilibrio inatteso
e si ringrazia
per la quiete composta
e per l’incanto.


Descrivi per i miei occhi stanchi, fammi vedere realtà e trasfigurazione. Interno di una fabbrica abbandonata, pilastri di cemento disposti su due file a reggere un tetto che non c’è più, linee di fuga verso l’indefinito. Prospettiva nelle molteplici tonalità del grigio e del blu. Prospect, come il colonnato color terra dell’antica città moghul di Fatehpur Sikri, la processione di tori rossi nel santuario shintoista di Fushimi-Inari, i portici di via Zamboni, una carovana di cammelli nel Sahara in movimento dal nulla al nulla, allineamento di pioppi nella nebbia della pianura padana. In luoghi come questi, dove lo sguardo è spinto oltre il limite dei sensi, i principi vitali vengono meno per un istante di confuso e indicibile piacere.
Ma sguardo e mente ritornano. In primo piano, sulla sinistra, una colonna di metallo imponente, materia inorganica verticale, albero maestro forte e rassicurante, il direttore d’orchestra. In fondo, dove converge il tutto, posso solo immaginare. Una porta, un varco nel muro che conduca a nuove virtù e conoscenze, amori e verità, se verità ci sono. Anche i tuoi occhi stanchi possono immaginare. Ho passato la soglia e vedo replica rolex possibili altri luoghi d’abbandono, come in un gioco di specchi che si riverbera all’infinito. Vedo tutto, vedo niente. Molteplici varchi, passaggi e soglie. Confini sui quali un’umanità, dimentica di essere figlia di un imprevisto genetico, ha costruito muri e steccati, non lascia entrare e i miei occhi sono stanchi.
In alto, un proliferare di linee metalliche anch’esse in fuga e trasversali. Le loro ombre sulle colonne del tempio amplificano il movimento e rendono concreto un luogo in cui mani forti hanno forgiato la ghisa. E mani forti hanno forgiato questo cielo replica horloges, che si muove in direzione opposta al punto di fuga, ad aumentare profondità e ampiezza dello spazio illuminato. C’è luce, ma non proviene da soli, lune, stelle, pianeti noti e a portata delle nostre consuetudini. Luce oltre ogni legge della fisica. Luce, ombra, vita.
Vita umana? No, natura spontanea, materia organica che sopravvive ai manufatti. Erbacce resistenti, compagne partigiane, figlie dell’officina già l’ora s’avvicina della più giusta guerra…. Sregolatezza dei pensieri, analogie. I rami, appagati dei luoghi più deserti, danzano al ritmo di Youme knows what Meyou wants, in morbido e felice contrappunto con la geometria dell’architettura industriale. Erbacce flessibili e tenaci, sottili e chiare, un ramo fiorito te lo regalo. Grazie, qui sento odore di buono.
Uno spazio vuoto a terra sembra invitare a una danza, a uno scatenamento sacrilego dei corpi fino allo sfinimento, alla finitudine, come nella natura delle cose. Ma umani non ne vedo. Uno, io ne vedo uno dietro a una colonna, contempla nel silenzio, pensa ai versi d’amore di un poeta, “più vicini all’assenza di intenzione avanziamo per umana nostalgia” e ringrazia.

Cristina Tazzioli, 2021


ANASTASIS
Series of works exhibited in the NATURA VINCIT exhibition, at the Sale di Cultura of the San Paolo, in Modena, 2021.
The artwork Anastasis 28 is inspired by a photograph by Roberto Conte.
A text by Cristina Tazzioli is dedicated to the painting replica horloges Let me enter.

let me in
in this abandoned place,
where all certainty seems to disappear.
Here the real becomes indefinite,
the visible reveals a secret about him.
And in the confusion of the senses,
in the wildness of thoughts,
seems to find an unusual harmony,
an unexpected balance
and thanks
for composed stillness
and by the charm.

Describe for my weary eyes, let me see reality and transfiguration. Interior of an abandoned factory, concrete pillars arranged in two rows to support a roof that no longer exists, lines of flight towards the indefinite. Perspective in multiple shades of gray and blue. Prospect, such as the earth-colored colonnade of the ancient Mughal city of Fatehpur Sikri, the procession of red bulls in the Shinto shrine of Fushimi-Inari, the arcades of Zamboni Street, a caravan of camels in the Sahara moving from nowhere to nowhere, alignment of poplars in the fog of the Po valley. In places like these, where the gaze is pushed beyond the limits of the senses, the vital principles fail for a moment of confused and unspeakable pleasure.
But gaze and mind return. In the foreground, on the left, an imposing metal column, vertical inorganic material, a strong and reassuring mast, the conductor. After all, where it all converges, I can only guess. A door, a breach in the wall that leads to new virtues and knowledge, loves and truths, if there are any truths. Even your tired eyes can imagine. I have crossed the threshold and I see possible other places of abandonment, as in a game of mirrors that reverberates infinitely. I see everything, I see nothing. Multiple gates, passages and thresholds. Borders on which humanity, forgetting that it is the daughter of a genetic unexpected event, has built walls and fences, does not let in and my eyes are tired.
Above, a proliferation of metallic lines also in flight and transversal. Their shadows on the columns of the temple amplify the movement and make concrete a place where strong hands have forged cast iron. And strong hands have forged this sky, which moves in the opposite direction to the vanishing point, to increase the depth and breadth of the illuminated space. There is light, but it does not come from known suns, moons, stars, planets and within reach of our habits. Light beyond any law of physics. Light, shadow, life.
Human life? No, spontaneous nature, organic matter that survives the artifacts. Resistant weeds, partisan companions, daughters of the workshop, the time is already approaching for the most just war…. Unruliness of thoughts, analogies. The branches, satisfied with the most deserted places, dance to the rhythm of Youme knows what Meyou wants, in a soft and happy counterpoint with the geometry of the industrial architecture. Flexible and tenacious weeds, thin and clear, I'll give you a flowering branch. Thanks, I smell good here.
An empty space on the ground seems to invite a dance, a sacrilegious unleashing of bodies to the point of exhaustion, to finitude, as in the nature of things. But humans I don't see any. One, I see one behind a column, contemplates in silence, thinks of the love verses of a poet, "closer to the absence of intention we advance out of human nostalgia" and thanks.
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Cristina Tazzioli, 2021
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traduzioni di / traslations by: Greta Calzolari, Enrica Serafini, Paula Joy Grisdale
supervisione delle traduzioni / translations supervision: Marisa Castagno and John Thiessen
Fotografie dei dipinti/Photographs of the paintings: Dario Lasagni, Raffaele Cimino, Enrico Valenti
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