>MURALES
Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, conosce la verità. Essi non predicano dottrine o ricette, predicano, incuranti del singolo, la legge primordiale della vita.
Hermann Hesse
È stato un ritorno alle origini.
Riportando la mente indietro nel tempo, ricordo che alla fine degli anni 80 disegnai a spray e tempera alcune figure su una parete del CSOA Forte Prenestino a Roma; nei primi anni 90 realizzai un intervento pittorico alle pareti esterne dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano, e all’interno dell’ex ospedale psichiatrico di Grugliasco, Torino. Poi il disegno e la pittura mi hanno condotto su un percorso diverso, e ho preferito esprimermi tra le pareti dello studio, attraverso altre tecniche, orizzontali, lente e minuziose, come l’olio su tela e l’inchiostro su carta. Ma il seme era stato piantato.
Nel gennaio del 2023 Simone Ferrarini del Collettivo FX mi ha invitato a realizzare con lui un intervento su un manifesto di 6 metri per 9, un’opera pubblica dai forti significati sociali e politici: la ricorrenza annuale dei fatti del 9 gennaio 1950, quando, durante lo sciopero alle Fonderie di Modena, la polizia sparò sui manifestanti uccidendone nove. L’intento era nascondere un cartellone pubblicitario che insiste proprio alle spalle del cippo commemorativo e che sarebbe stato uno sfregio offensivo nei confronti dei caduti e dei loro parenti, oltre che esteticamente insopportabile. Grazie alla sensibilità di Anna Ferri e alla collaborazione di Arci Modena, abbiamo stampato in grande formato un mio dipinto ispirato alle ex Fonderie, dove avevo raffigurato anche un murales, a mia insaputa, di Simone, che aveva fatto in quel luogo anni prima. Dopo un intenso confronto abbiamo deciso di aggiungere una falce martello e una famosa citazione di Mao, in lingua originale e tradotta in italiano: grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente. La frase può essere interpretata in tanti modi: in chiave provocatoria pensando ai nostri tempi in cui la situazione appare tutt’altro che eccellente; può riferirsi alla rivoluzione comunista, a quegli ideali in cui tanti lavoratori hanno creduto e sperato; può essere intesa nell’attualità, pensando alla potenza economica cinese e alla delocalizzazione dell’industria pesante occidentale. L’intervento è stato pensato come temporaneo, sarebbe durato soltanto i 15 giorni dell’affissione, ma per quel breve periodo i cittadini avrebbero osservato quello strano manifesto, ipotizzando le più svariate interpretazioni, comunque non lasciando indifferenti i passanti.
Da lì ho iniziato a pensare ad un intervento pittorico per la città, pubblico, su scala monumentale, durevole, pur nella precarietà di un’opera esposta all’esterno. E non un intervento di street art, dato che non è il mio modo di esprimermi, ma un vero e proprio dipinto su muro, con lo stesso approccio, mentale e tecnico, di quando dipingo ad olio su tela o disegno ad inchiostro su carta.
Grazie alla lungimiranza dell’Assessorato alla Cultura è nato così questo murales, di circa 9 metri per 30, quasi 300 mq di pittura. Ho scelto come soggetto un grande albero che appare in tutta la sua maestosità e bellezza, ispirato ad uno dei dipinti più iconici della mostra Natura Vincit, allestita presso le Sale di Cultura del San Paolo di Modena nel 2021, di cui il murales diventa l’ideale completamento. Inizialmente volevo dipingere una delle mie classiche architetture specchiate, che danno un forte senso ipnotico di disorientamento, ma riflettendoci ho pensato che un’architettura dipinta sopra un’architettura reale sarebbe stata ridondante. Mi sono accorto che l’albero era il protagonista perfetto per far scomparire quell’enorme parete grigia di cemento, e avrebbe suggerito riflessioni sul rapporto tra uomo e natura e tra natura e ambiente urbano.
Attraverso il disegno e la pittura ho indagato per oltre 20 anni il paesaggio contemporaneo, focalizzandomi sull’impermanenza e la vacuità, secondo cui ogni fenomeno è transitorio e privo di una esistenza intrinseca. Negli ultimi anni la ricerca si è orientata verso la natura, gli alberi e le piante che crescono nei luoghi lasciati dall’uomo; ho adottato uno sguardo interiore, a volte romantico e gotico, influenzato anche dalla posizione del mio studio, in una zona isolata alle porte della città. Il paesaggio diventa la manifestazione della legge universale di causa ed effetto che regola il Tutto, un legame cosmico di interdipendenza, che unisce indissolubilmente ogni forma, organica e inorganica, in cui ogni essere cerca, in tutti i modi possibili, la vita.
I dipinti murali mi affascinano perché sono opere pubbliche all’aperto, non si trovano al chiuso in collezioni private o nei musei, e sono sotto gli occhi di tutti i passanti. Hanno un legame indissolubile con la parete che li accoglie e raccontano un preciso momento storico e sociale. È stata una sfida notevole tradurre la mia pittura in un murales di queste dimensioni, sia in termini tecnici che di sforzo fisico e mentale. Ho seguito un metodo classico: ho disegnato numerosi bozzetti e, una volta scelto quello che mi sembrava il più idoneo, ho preparato una quadrettatura in proporzione alla parete; ho poi riportato la quadrettatura in grande sul cemento, e ho tracciato i segni di riferimento relativi ai rami più grossi. A quel punto è iniziata la parte pittorica vera e propria, dall’alto di una piattaforma mobile: bagnavo con acqua la parte di cemento che intendevo dipingere, e stendevo con le pennellesse diverse tonalità di vernice anti-carbonatazione, di colore verde, a varie intensità e a varie diluizioni, dal più scuro al più brillante, per dare profondità e vibrazione cromatica, proprio come quando stendo gli inchiostri sulla carta bagnata. Il tutto per una durata di circa un mese. A completamento dell’opera, nascosto tra i rami, ho scritto un mantra in sanscrito, una benedizione che si diffonde sulla città, che può essere scoperta dagli osservatori più attenti.
Mentre dipingevo sospeso a quasi 10 metri d’altezza, riflettevo su quello che avevo letto a proposito della Quercia di Montale nei Giardini di via Palestro a Milano. Un albero non ha una sola vita, ne ha due. Quella biologica, che appare nei colori, nell’alternanza delle stagioni, nella fotosintesi, e la vita ecologica, che si allunga oltre quella biologica: il rapporto che l’albero ha sia da vivo che da morto, con l’ambiente circostante. Il legno morto durante il processo di decomposizione permette il progredire della biodiversità, che è per sua natura complessa e caotica: fiori selvatici, erbe, funghi, piccole piante di alberi crescono intorno al tronco marcescente, come naturale continuazione del paesaggio vegetale originario.
In questa prospettiva la morte per un albero non è la sua fine, ma di fatto la sua trasformazione.
Il mio albero non è reale, è la visione di un albero, l’apparizione in un sogno. Nella realtà abbiamo un gran bisogno di alberi veri, ma io sono un pittore, e non potevo fare altro che dipingerlo.
Andrea Chiesi, autunno 2023
replica uhren
WINNING NATURE. THE MURAL
Trees are sanctuaries. Whoever knows how to talk to them, who knows how to listen to them, knows the truth. They do not preach doctrines or recipes, they preach, regardless of the individual, the primordial law of life.
Hermann Hesse
It was a return to origins.
Taking my mind back in time, I remember that at the end of the 80s I drew some figures in spray and tempera on a wall of the CSOA Forte Prenestino in Rome; in the early 90s I created a pictorial intervention on the external walls of the former Paolo Pini psychiatric hospital in Milan, and inside the former psychiatric hospital in Grugliasco, Turin. Then drawing and painting led me on a different path, and I preferred to express myself within the walls of the studio, through other techniques, horizontal, slow and detailed, such as oil on canvas and ink on paper. But the seed had been planted.
In January 2023 Simone Ferrarini of the FX Collective invited me to create an intervention with him on a 6 by 9 meter poster, a public work with strong social and political meanings: the annual anniversary of the events of 9 January 1950, when, during the strike at the Fonderie di Modena, the police shot at the demonstrators, killing nine of them. The intent was to hide an advertising billboard which stands right behind the commemorative stone and which would have been an offensive disgrace towards the fallen and their relatives, as well as aesthetically unbearable. Thanks to the sensitivity of Anna Ferri and the collaboration of Arci Modena, we printed in large format a painting of mine inspired by the former foundries, where I had also depicted a mural, without my knowledge, by Simone, which he had done in that place years before. After an intense discussion we decided to add a hammer and sickle and a famous quote from Mao, in the original language and translated into Italian: there is great confusion under the sky, the situation is excellent. The phrase can be interpreted in many ways: in a provocative way, thinking about our times in which the situation appears anything but excellent; it can refer to the communist revolution, to those ideals in which many workers believed and hoped; can be understood in current affairs, thinking about China's economic power and the delocalization of Western heavy industry. The intervention was thought of as temporary, it would only last the 15 days of the posting, but for that short period the citizens would have observed that strange poster, hypothesizing the most varied interpretations, without however leaving passers-by indifferent. From there I started to think about a pictorial intervention for the city, public, on a monumental scale, lasting, despite the precariousness of a work exhibited outside. And not a street art intervention, since it is not my way of expressing myself, but a real painting on the wall, with the same mental and technical approach as when I paint in oil on canvas or draw in ink on paper.
Thanks to the foresight of the Department of Culture, this mural was born, measuring approximately 9 by 30 metres, almost 300 m2 of painting. I chose as the subject a large tree that appears in all its majesty and beauty, inspired by one of the most iconic paintings of the Natura Vincit exhibition, set up at the Culture Halls of San Paolo in Modena in 2021, of which the mural becomes the ideal completion. Initially I wanted to paint one of my classic mirrored architectures, which give a strong hypnotic sense of disorientation, but on reflection I thought that architecture painted over real architecture would be redundant. I realized that the tree was the perfect protagonist to make that enormous gray concrete wall disappear, and would have suggested reflections on the relationship between man and nature and between nature and the urban environment.
Through drawing and painting I have investigated the contemporary landscape for over 20 years, focusing on impermanence and emptiness, according to which every phenomenon is transitory and devoid of an intrinsic existence. In recent years, research has been oriented towards nature, trees and plants that grow in places left by man; I adopted an interior gaze, sometimes romantic and gothic, also influenced by the location of my studio, in an isolated area on the outskirts of the city. The landscape becomes the manifestation of the universal law of cause and effect that regulates the Whole, a cosmic bond of interdependence, which inextricably unites every form, organic and inorganic, in which every being seeks, in all possible ways, life.
Wall paintings fascinate me because they are public outdoor works, they are not found indoors in private collections or museums, and they are visible to all passers-by. They have an indissoluble bond with the wall that welcomes them and tell of a specific historical and social moment. It was a considerable challenge to translate my painting into a mural of this size, both in technical terms and in physical and mental effort. I followed a classic method: I drew numerous sketches and, once I had chosen the one that seemed most suitable to me, I prepared a grid in proportion to the wall; I then traced the large square onto the concrete, and traced the reference marks relating to the larger branches. At that point the actual painting part began, from the top of a mobile platform: I wet the part of concrete I intended to paint with water, and with brushes I spread different shades of anti-carbonation paint, green in colour, at various intensity and at various dilutions, from the darkest to the brightest, to give depth and chromatic vibration, just like when I spread inks on wet paper. All for a duration of about a month. To complete the work, hidden among the branches, I wrote a mantra in Sanskrit, a blessing that spreads over the city, which can be discovered by the most attentive observers.
While I was painting suspended almost 10 meters in the air, I reflected on what I had read about the Quercia di Montale in the Gardens of via Palestro in Milan. A tree doesn't have just one life, it has two. The biological one, which appears in the colors, in the alternation of the seasons, in photosynthesis, and the ecological life, which extends beyond the biological one: the relationship that the tree has both alive and dead, with the surrounding environment. The dead wood during the decomposition process allows the progression of biodiversity, which is by its nature complex and chaotic: wild flowers, herbs, mushrooms, small tree plants grow around the rotting trunk, as a natural continuation of the original vegetal landscape.
From this perspective, death for a tree is not its end, but in fact its transformation.
My tree is not real, it is the vision of a tree, an apparition in a dream. In reality we really need real trees, but I'm a painter, and I couldn't help but paint it.
Andrea Chiesi, autumn 2023
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Murales
Natura vincit - Il murales
Pittura su cemento, metri 9x30
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Murales
Foto: Maurizio Malagoli
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Murales
Foto: Maurizio Malagoli
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Murales
Foto: Maurizio Malagoli
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Murales
Foto: Maurizio Malagoli
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Murales
Foto: Maurizio Malagoli
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Murales
Foto: Davide Sabattini
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Murales
9 Gennaio
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Murales
Ex Ospedale Psichitrico Paolo Pini . Milano . 1994
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Murales
CSOA Forte Prenestino . Roma . 1989
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Murales
CSOA Forte Prenestino . Roma . 1989
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